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sabato 4 agosto 2012

VADO A VIVERE IN BURUNDI

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Come gia in post precedenti “Mi trasferisco a vivere a KinshasaeIl mezzo per viaggiare vi ho proposto dei brevi racconti su mie esperienze di trasferimenti andando a  vivere in altri paesi, sono solo qualche pennellata senza nessuna pretesa. Anche in questo caso vi parlo del viaggio e del primissimo contatto col paese dove stavo iniziando a vivere. In questo post sono in viaggio per il Burundi.
  
Una Organizzazione non Governativa specializzata negli interventi d'aiuto per le urgenze umanitarie mi avevano assunto come rappresentante residente capo missione in Burundi.
In quel piccolo Paese africano devastato da lungo tempo dalla guerra civile la Ong attuava da anni con diversificati interventi d'aiuto: progetti nel settore dell'edilizia pubblica, gestione di campi rifugiati, sostegno alimentare, educazione, sanità...
Ritornavo a vivere all’estero, andavo a vivere in Africa, questa volta mi trasferivo in Burundi! Abitare in Africa mi eccitava!
L'aereo per Bujumbura, la capitale burundese, fa un lungo scalo di diverse ore ad Addis Abeba, proprio come mi era capitato tempo prima quando stavo andando a vivere in Congo (leggete il post “Mi trasferisco a vivere a Kinshasa”)
 il tragitto è praticamente lo stesso, solo che per il Burundi si scende la fermata prima.
Ormai conoscevo le caratteristiche del viaggio, la grande sala d'attesa di Addis Abeba, che birra si  beveva lì, lo sgabello migliore al balcone bar per avere una buona visione della variopinta popolazione africana, non c'era molto altro da fare per far passare le ore.
Il signore seduto di fianco a me sembrava italiano, due frasi di convenienza ed iniziammo a conversare. Alfredo era di Napoli e si recava anche lui a Bujumbura, doveva occuparsi di un grande hotel che aveva acquistato anni prima e che non aveva potuto inaugurare a causa della guerra civile.
L'edificio abbandonato era stato depredato di tutto.
Ora che il paese sembrava si stesse incamminando verso una riappacificazione delle parti in conflitto Alfredo vi si recava per sondare la possibilità di ristrutturare il suo hotel e finalmente metterlo in funzione (ci riuscì e attualmente funziona a meraviglia, il miglior hotel del Burundi). 
Simpatico e cordiale come spesso sono i napoletani era un piacevole compagno di attesa, prima di salire sull'aereo ci scambiammo i rispettivi numeri di telefono proponendoci di rincontrarci sicuramente a Bujumbura.
Arrivammo finalmente in Burundi dopo molte altre ore di viaggio, gli ultimi minuti di volo l'aereo sorvolò alte verdi colline prima d'arrivare alle loro propaggini dove sorge Bujumbura situata sull'estrema punta nord del lunghissimo lago Tanganica (corre da nord a sud per 800 km., è il più lungo del mondo). 
Ero piacevolmente ed intensamente emozionato come sempre mi accade quando vado a vivere all’estero, mi trasferisco in un nuovo paese, un misto di curiosità ed aspettative, il senso di stare per affrontare una nuova vita e scoprire un nuovo mondo, chissà che luogo era quel piccolo paese nel centro dell'Africa, che persone vi avrei incontrato, chissà cosa mi aspettava, ero felice ed elettrizzato. Sapevo teoricamente dei problemi e difficoltà che avrei incontrato (principalmente causati dalla guerra) in quel piccolo paese nel centro dell’Africa (ero li per cercare di alleviarle almeno in parte), ma allora non sapevo quanto mi ci sarei affezionato.
Viaggiava con me Massimo, il mio omologo che stavo andando a sostituire. Non ne parlo molto, non mi piaceva ed avevo ragione, era uno vero stronzo, naso ed anima arcigni come un'arpia, scoprii dopo che faceva molte brutte cose.
Bujumbura non è una grande capitale, ha circa 500.000 abitanti, era in guerra e non aveva certo un grande movimento aereo, l'aeroporto era piccolino, tranquillo e tranquillizzante, l'opposto del caos di quello di Kinshasa (Mi trasferisco a vivere a Kinshasa)
Dopo le pratiche doganali brevi e facili grazie ai tesserini ufficiali che ci identificavano come membri di una Ong internazionale fummo accolti da Samir il nostro logista e da uno degli autisti, poi ci dirigemmo verso il centro. L'aeroporto è abbastanza distante dalla città ma c'è poco traffico, ci si mette solo una quindicina di minuti, si oltrepassa una rotonda con al centro un fantastico immenso albero, forse un baobab e dopo poco si è già arrivati.
Una breve salita oltrepassando il quartiere militare del corpo dell'Africa del Sud incaricato da accordi internazionali di dare protezione ad esponenti di spicco dei vari partiti e coalizioni, poi l'edificio sede delle Nazioni Unite nel Paese dove ogni settimana avrei partecipato a riunioni riservate fra i rappresentanti dei vari Organismi Internazionali per fare il punto della situazione e studiare prossimi interventi, coordinarsi insomma.
Subito dopo si è nella via principale della città, l'unico punto con traffico, dovuto più alla confusione delle persone a piedi che non per il numero di auto.
Una marea di gente che ingombra la strada e i marciapiedi, vende, compra, scambia, grida e gesticola, coloratissima, rumorosa e brulicante, mi piaceva, era tutto molto particolare.
A parte pochi edifici la maggior parte delle case sono a 1-2 piani, vecchie e malandate, pubblicità dipinte artigianalmente a mano sui muri, negozi poveri e  con poca merce, il tutto però senza quell'aria di depressione che porta la guerra in altre aree del mondo.
Molte persone altissime, uomini e donne, belle e con grande portamento, uomini che camminano tenendosi per mano, donne bellissime che catturano gli sguardi senza lasciarti scampo.
Beh, credetemi, ero entusiasta. Ero nella patria dei “Tutzi” (che noi chiamiamo “ Watussi”) tra gli uomini più alti del pianeta, tanti anni fa noi ci abbiamo fatto una canzone, ricordate? <...Siamo i Watussi siamo i Watussi, altissimi negri, ogni due passi, ogni due passi facciamo sei metri...>.
Pochi minuti ed arrivammo attraverso una strada sterrata a quella che sarebbe stata la mia prossima casa: una villetta ad un piano, grande giardino ben curato, alto muro di cinta, una bella area esterna coperta adiacente al salone, zanzariere alle finestre (ottimo, è area d’alta densità di malaria), ammobiliata decentemente, senza lusso ma confortevole, un salone, una grande cucina, 4 camere da letto, i bagni e la zona per il personale.
Mi presentano i 4 domestici che mi accolgono: tre erano di razza Batwà cioè pigmei, i primi che incontrassi, erano veramente piccolini, servizievoli, lavoratori, non parlavano francese, comunicavo con loro a gesti.
I Batwà sono la popolazione più in basso nella scala sociale burundese e svolgono i lavori più umili, sulle colline dell’interno vivono in capanne a forma di iglù costruite di rami e d’argilla così piccole che se mi fossi steso per terra mi sarebbero rimaste metà gambe fuori dal buco della porta. Fabbricano vasellame in terracotta e si dedicano ad una povera agricoltura di sussistenza.
Le altre razze nel Paese sono gli Utu e i Tutzi.
L’etnia Utu, la più numerosa, è collocata in posizione intermedia nella classe sociale burundese dominata tradizionalmente dai Tutzi. Normalmente le due popolazioni convivono ma ognuna sta al suo posto. Vi sono però differenti fazioni di guerriglia armata di etnia Utu che rivendica il potere nel Paese scatenando azioni armate che durano ormai da molti anni, si placano a seguito di vari accordi di pace per poi improvvisamente riesplodere violentemente. E’ una vera guerra etnica regionale che ebbe la sua manifestazione più cruenta nelle sommosse popolari del 1994 in Ruanda quando la popolazione Utu armata di machete e fomentata da esponenti politici in una settimana fece più di 800.000 morti tra i Tutzi. I Batwà non hanno alcuna voce in capitolo.
Il responsabile e capo della turma dei domestici era Joachin, di razza Utu, intelligente, parlava francese e così faceva spesso da tramite con i Batwà.
Si era riservato alcuni compiti che non delegava: stirare, fare la spesa e cucinare, oltre naturalmente a coordinare e dare le mansioni agli altri tre.
Joachin era veramente bravo in cucina, precedentemente era stato il cuoco di qualche diplomatico belga o francese, aveva appreso molto della cucina di quei Paesi, con volontà d'imparare era orgoglioso di far bene il proprio lavoro ed in particolar modo di cucinare manicaretti in abbondanza ai quali dedicava la maggior parte del tempo.
La mia camera da letto era spaziosa, un grande letto matrimoniale con zanzariera a baldacchino che gli conferiva una caratteristica intima e protetta, zanzariere alle finestre, due ventilatori, tende per la luce del mattino.
Dopo la cena curata da Joachin, disfo le valige, sistemo il tutto e stanchissimo vado a dormire osservando gli amici gechi sul soffitto che si sarebbero nottetempo occupati di eventuali zanzare che avrebbero potuto infiltrarsi non si sa come superando le numerose difese di sbarramento, ero disposto a non aver orario per la sveglia, sicuro che nulla avrebbe disturbato il mio riposo.
Ore dopo: BUM, BUM, TA'TA'TA'TA'TA', BUM, TA'TA', STRABUMBUM....STRATA'TA'...
SUPERSTRABUMBUM, SUPERSTRATA’TA’
Mi sveglio all'improvviso saltando sul letto, che diavolo succede?
Nei giorni a venire avrei appreso che quella era una non rara forma di risveglio mattutino a Bujumbura: bombe di mortaio e raffiche di mitragliatrice a non più che poche centinaia di metri da casa, altro che zanzare.
Pour la vache! Intuii che il paese avrebbe potuto presentare dei problemi, parbleau!
Mi abituai in fretta e dopo qualche giorno di quel trattamento non saltavo più sul letto, dopo qualche settimana non mi svegliavo neanche più.
Ripresi a preoccuparmi seriamente delle zanzare. L'abitare in Africa aveva comunque le sue preoccupazioni.
Iniziavo a vivere in Africa!


7 commenti:

  1. Ho letto il suo post e lo trovo molto interessante. Vorrei sapere come posso fare per avere la sua mail, ho intenzione di iscrivermi a un bando per un progetto in Burundi e vorrei avere altre informazioni! Grazie in anticipo :)

    Manuela

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  2. Rispondo a Manuela del 8/10/2012

    Perchè l'Email?
    Per questioni non strettamente personali, gentilmente usate questo spazio dei commenti: le domande e risposte possono essere interessanti per altri lettori che in tal modo ne vengono a conoscenza.
    Toglimi due curiosità: come hai fatto a trovare propio un post sul Burundi, paese certo del quale non si parla molto...
    Di che progetto vorresti occuparti?
    Ciao

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  3. Ciao, sono Lu. Post molto interessante.
    Mi piacerebbe lavorare in ambasciata e avrei la possibilità di svolgere un tirocinio in una qualsiiasi ambasciata del mondo. Stavo considerando l'ipotesi di fare in tirocinio in Africa e data la sua esperienza nei viaggi mi sarebbe utile un suo consiglio. Mi piacerebbe farle una domanda: se lei fosse un ragazzo, con la passione per il viaggi e il desiderio di lavorare in ambasciata o, in generale di svolgere una occupazione che lo faccia sentire soddisfatto di se stesso, in quale paese andrebbe?

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    Risposte
    1. Risposta al commento del 11/22/2012 di Lu

      Ciao Lu, grazie del complimento. il post è un estratto del mio libro "Ricette avventurose" dove vi sono narrate tantissime esperienze di vita e lavoro con Organismi internazionali, Ambasciata italiana, Ongs...in Centro, Sud America, Africa.
      Impossibile così rispondere alla tua domanda, in qualsiasi paese puoi trovare ciò che cerchi. E il resto? Cosa realmente stai cercando? Avventura? Impegno umanitario? Relazioni affettive spontaneamente facili con donne stupende? Vita da "metropoli"? Rischio? Tranquillità? Natura? Esperienze con legami all'Italia?
      L'africa è immensa e molto piu differenziata che non l'Europa.
      Ciao.

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    2. Già, ma non posso non darti proprio nessunissima indicazione...
      Un paese al quale sono molto affezionato per svariate ragioni è proprio il Burundi, ma lì non c'é Ambasciata Italiana, solo un minuscolo Consolato Onorario....
      Ciao

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    3. Almeno un'indicazione possibile però te la voglio dare: se personalmente avessi l'opportunità sceglierei Maputo (secondo indicazioni datemi, non ci sono mai stato però)

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    4. Mi piace il modo in cui scrive..credo che comprerò il suo libro. Grazie per le risposte, Maputo, a dir la verità non l'ho mai sentito, mi informerò. Per rispondere alla sua domanda cerco serenità, avventura, novità, natura e un lavoretto che mi permetta di vivere tranquillamente lontano da quest'assurdo arrivismo e stress quotidiano. Ovviamente il rischio si, c'è sempre ed ovunque, dato che non conosco l'Africa non vorrei trovarmi in un posto pericoloso in cui non si può serenamente farsi una passeggiata. Non sò Maputo, ma mi hanno detto che il Madagascar adesso è abbastanza tranquillo.Ps..mentre le scrivo stò vedendo qualcosa su Maputo, grazie mille per la dritta. Ciao

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