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mercoledì 30 novembre 2011

TURISTI DANNOSI: LA STAGIONE DELLE SARDINE

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venerdì, 18 novembre 2011
Non amo gli effetti che quasi sempre l’arrivo di turisti (specialmente se in gran numero) in nuove località comporta, non amo le trasformazioni che, anche se involontariamente, mette in moto nelle popolazioni locali, nella loro personalità, abitudini, cultura e modalità di relazioni umane. Anche quando si vuol chiamare "turismo consapevole"
Come spesso accade il fenomeno turistico corrompe gli abitanti locali, le relazioni sociali e l'etica dei rapporti, specialmente se interviene improvvisamente in una zona sino allora depressa economicamente e non sorretta da una radicata tradizione e cultura che potrebbe svolgere la funzione di “scudo protettivo” verso la tendenza a mungere lo straniero, ad approfittarsi degli altri.
Frequentemente l’abitante del luogo che fino a poco prima campava con la fatica e l’esperienza datagli da secoli di storia e di tradizioni, con l'arrivo massiccio del turismo vede la possibilità d’altre forme di guadagno più facili ed apparentemente a suo totale vantaggio, poi gradualmente ne fa la sua principale fonte di rendita ed in seguito incomincia a vedere “l'altro” come un pollo da spennare, lo vede non più come una persona ma come una slot machine ubriaca e particolarmente stupida. ( Ma alla fin fine di sicuro non sono certo loro che si accaparrano la più grossa fetta di ricchezza che il fenomeno turistico porta con se, ricevono le briciole, e per queste vendono l’anima).
Nella popolazione locale a lungo andare il sorriso a trentadue denti stampato perennemente sulla faccia ed una melensa offerta di servigi nascondono la falsità più spudorata, non c'è più onore, onestà, orgoglio personale, senso del valore della parola data.
Diventa giusto e doveroso strappare più soldi possibile allo straniero in vacanza, le relazioni con lui sono finalizzate a questo. Il guadagno a tutti i costi e modi viene giustificato da una nuova etica che cambia i valori del gruppo sociale.
Ai bambini dopo i denti da latte spuntano già canini ben aguzzi, le dita apprendono subito a ghermire l’altrui e gli occhi si fanno acquosi come quelli dei protozoi.
Neanche parlarne poi delle conseguenze del turismo sul territorio, natura, edilizia, ecologia, paesaggio etc., mi voglio qui soffermare solo sugli aspetti sociali, relazionali, interpersonali, culturali, sulla capacità di corrompere i sorrisi ed il contatto con gli altri.
Uno degli esempi più accentuati di questo fenomeno l’ho riscontrato nella cittadina di Porto Seguro nella costa sud dello Stato della Bahia in Brasile (ma certo non è prerogativa dei luoghi “esotici”, osservate e analizzate il comportamento della gente del luogo durante i mesi estivi nelle relazioni con chi arriva da fuori nelle varie località italiane di spiccata vocazione turistica: riviera ligure, Venezia, Firenze, Capri, etc.).
Porto Seguro è vocata al turismo di massa, sia nazionale che internazionale di livello medio-basso che viene letteralmente invasa nei periodi estivi (dicembre, gennaio, febbraio).
E’ come la stagione delle sardine, le migrazioni annuali del pesciolino che in certe stagioni fa felice i pescatori di “pesce povero” ma abbondante, i locali ormai lo aspettano pronti a strapparne tutti i vantaggi economici possibili.
Dal resto del Brasile arrivano migliaia di pulmann a pacchetto tutto compreso (per esempio della famigerata compagnia “Soletur”). Dall’Italia (si,si, gli italiani adorano particolarmente quel luogo) è invece un via vai di voli charter.
Perchè questo tipo di vacanzieri invece non se ne va a Gardaland? I giapponesi ne hanno già fatto una versione tropicale.
  
  Basta aggiungerci le ragazze “giuste” e la soluzione è pronta.
Conosco bene Porto Seguro, una cittadina della costa a sud di Salvador da Bahia (ho vissuto pure lì, mio malgrado e per ragioni di lavoro, ma non voglio lamentarmi troppo e suscitare le ire di chi fa l’impiegato a gennaio a Milano e sogna tutto l’anno d’andarci in vacanza), conosco bene la vocazione dei suoi abitanti, la loro malsana voracità nelle relazioni con i “gringos” (il termine ha sempre una sfumatura dispregiativa), la loro spiccata viscida ipocrita interessata falsità.
Queste opinioni erano condivise dal mio unico grande amico locale Vavà.
Lui, brasiliano, da anni si era trasferito lì dallo Stato di Minas Gerais, era assolutamente diffidente, scostante, burbero, chiuso ed a volte sprezzante, spesso iroso detestava in massa sia abitanti del luogo che il branco di turisti e naturalmente sino ad allora non aveva amici. Aveva eretto un muro nei confronti degli altri, come uno scudo che lo difendeva dalle sozzerie dell’anima della città.
Quando non riposava lo si trovava nel suo infimo baraccio, calzoncini corti, in sandali e senza camicia, a litigare con gli ubriachi che volevano bere senza pagare e che senza grazia proferivano rudi offerte alle donne di passaggio o che erano già passate o che sarebbero passate tra breve od anche a coloro che non sarebbero mai passate.
Nelle sue ostilità includeva i vicini stronzi che avevano giusto di fianco al suo postaccio una pizzeria da fighetti con puzza sotto il naso. Io e lui diventammo grandi amici.
A Porto Seguro (io ormai la chiamavo “Parto Sicuro”) questa trasformazione diabolica dei suoi abitanti era avvenuta con facilità anche perchè, per ragioni storiche, nell’intimo la regione si trascina ancora la cultura derivata da secoli di schiavitù (era stata la patria del commercio degli schiavi dall’Africa durato per secoli!).
Ben altra cosa le cittadine dell’interno (lo Stato della Bahia è enorme).
Purtroppo il mondo è sempre più pieno di località simili, l’andarci o non andarci dipende da noi, da ciò che cerchiamo, dalla lista delle nostre priorità e valori, dall’importanza che diamo alle relazioni con l’altro, da ciò che pensiamo sia il traguardo della nostra e dell’altrui felicità e benessere. E’ una questione di qualità.
O volete invece trasferirvi in un acquario plasticoso, soddisfatti dall’artificialità della luce al neon e dai bauletti appoggiati sulla ghiaia multicolorata del fondo e pieni di sembianze di ori e di gioielli? Pesciolini da fiera di paese galleggeranno in superfice e le alghe sintetiche vi sorrideranno e sedurranno muovendosi sinuose al ritmo del depuratore di scorie e dell’ossigenatore. Qualcuno al di là del vetro si sfregherà le mani contando i guadagni della vendita dei biglietti d’ingresso, fiducioso che la vita sarà sempre così.

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