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mercoledì 30 novembre 2011

IL MEZZO PER VIAGGIARE

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martedì, 03 novembre 2009

Fino a meno di un secolo fa, prima dell’uso dell’aereo, gli uomini viaggiavano spostandosi a piedi, a cavallo, per nave.
A volte un viaggio poteva durare settimane, mesi, anni.
Il viaggio permetteva il tempo d’adattarsi al cambiamento, tempo e cambiamento proporzionali uno all’altro.
I paesaggi cambiavano con lentezza e le scene del mondo si sostituivano poco per volta.
Si aveva il tempo di adattarsi per gradi a nuovi panorami ed a nuove condizioni di vita.
Il clima cambiava gradualmente un poco per volta, dal gelido nord al torrido equatore e viceversa.
Il tempo che trascorreva nel viaggio permetteva ancor più un graduale adattamento di pensiero a nuovi stili di vita, si immaginava e ruminava sulle possibili novità da affrontare, si valutava l’importanza della scelta e la profondità delle differenze nell’aprire un nuovo capitolo della propria vita.
Si aveva il tempo di spogliarsi di tante consuetudini a condizionamenti, pronti ad indossarne altri nella nuova situazione. Si aveva il tempo d’assaporare l’avventura a venire.
Quasi sempre purtroppo questa gradualità oggi non esiste più.
L’aereo ci strappa bruscamente dalla pioggia delle fredde giornate invernali dell’emisfero nord e dopo qualche ora ci scarica nell’aria ardente ed assolata d’un paese tropicale.
Solo il tempo di battere le palpebre abbagliati dalla luce accecante appena oltre lo sportello dell’aereo ed eccoci immersi sudando nel mantello ardente dei tropici.
E che dire dell’impatto nella nostra nuova vita d’una cultura diversa, abitudini diverse, gente diversa, lingua ed odori, pensieri e morale, valori e peccati diversi?Sì perché è questa <…la scoperta principale: quella della gente del posto, dei locali. Come sembrino fatti apposta per questo paesaggio, per questa luce, per questo odore. Come facciano un tutt’uno con essi…..come ogni razza sia connaturata al suo paesaggio, al suo clima .Noi plasmiamo il nostro paesaggio ed esso a sua volta ci plasma i tratti del volto…>.
Scendendo dall’aereo noi affrontiamo il passaggio a questo nuovo mondo mentalmente e fisicamente impreparati, un mondo che si muove liberamente e a proprio agio al ritmo imposto dal clima e dalla tradizione.
Se il nostro viaggio è per una breve vacanza, osserviamo tutta questa diversità rimanendone al di fuori.
Ma se ci siamo trasferiti per vivere in questo nuovo paese, un così rapido cambiamento non è naturale e nel migliore dei casi abbiamo perso l’opportunità d’esserci “ripuliti” prima dell’immersione.
Ho avuto la fortuna di trasferirmi in altri paesi viaggiando per tre volte in nave.
Dico fortuna perché in nave si ha la possibilità di superare gli inconvenienti appena detti.
I miei viaggi con la nave sono durati ognuno 14 giorni.
Si trattava di navi da carico, non da crociera beninteso, con un limitato numero di ospiti viaggianti tra i più differenti: persone di ogni nazionalità che usa normalmente la nave come mezzo di trasporto per spostarsi di qua e di la nel mondo.
La nave è stata quindi anche un’ottima opportunità per conoscere persone inusuali ed interessanti con motivazioni ed abitudini non comuni.
In una traversata in mare di due settimane con navi che non offrono molti svaghi, divertimenti, feste e cotillon , si ha il tempo per pensare su ciò che lasciamo e su ciò pensiamo ci aspetti, sull’importanza di ciò che stiamo realizzando mentre gradualmente giorno per giorno cambia il clima, le stelle, i venti e la posizione del sole.
Non possiamo far altro in mezzo al mare, possiamo solo lavorare con noi stessi, i nostri desideri e le nostre speranze, e questo è gia avventura.
Vi sono altre ragioni molto pratiche per preferire di viaggiare in nave nel caso di trasferimenti per lunghi periodi: il trasporto d’un considerevole numero di bagagli non comporta generalmente alcuna spesa aggiuntiva (anche diverse centinaia di chili e molti colli).
Questo compensa anche economicamente il maggior costo del passaggio nave rispetto al biglietto classe turistica dell’aereo.
Viaggiando in nave si evitano inoltre i fastidi e tensioni del check-in, controllo bagagli e quant’altro propri degli aeroporti, tutto si svolge invece con più rilassatezza e tranquillità.
Persino le pratiche del controllo passaporti all’arrivo vengono espletate dall’ufficiale di bordo mentre si beve l’ultimo drink salutando i compagni di viaggio al bar della nave.
Niente file impossibili, scocciature ed interminabili attese.
Anche per gli animali domestici è conveniente: si evita di doverli rinchiuderli per ore nella cassa da trasporto nella stiva dell’aereo con l’inevitabile stress che gli comporta.
Trattandosi di cani di grossa taglia la scelta nave è conveniente anche economicamente: si paga ad animale invece che a peso.
Io mi trasferivo con i miei mastini napoletani di circa 90 kg. ognuno: in aereo la spesa sarebbe stata enorme, mentre in nave spendevo meno di 100 USD per cane e di giorno giravano con me al guinzaglio per la nave e mi facevano compagnia mentre leggevo al lato della piccola piscina.
Ricordo il susseguirsi delle giornate passando ore ad osservare il mare e la linea dell’orizzonte a 360° sotto il sole equatoriale, col caldo senza sudore per il vento continuo.
Ricordo il piacere dei lunghi quotidiani incontri con Arì , grande azionista di una banca brasiliana,  compagno di viaggio ed intelligente avventuriere di 70 anni, restauratore e gallerista di dipinti di maestri dell’800, ex contrabbandiere e per passione commerciante di importanti gioielli antichi.
Arì che viaggiava solo per nave, con una vecchia valigia di cuoio e lunghi capelli bianchi, aborriva il conformismo e la mediocrità di pensiero, viveva sei mesi a Rodi e sei mesi in Brasile…
Ricordo le notti in cabina di comando parlando del più e del meno con gli ufficiali di turno, bevendo caffè nell’oscurità quasi completa, senza smettere di scrutare il mare.
C’erano le impressionanti dimensioni della sala macchine e del motore alto 3 piani, i cilindri grandi come automobili, il rumore assordante…c’era il verniciatore che non smetteva mai, verniciava a ciclo continuo, senza soste, anno dopo anno, perché la nave era così grande e la corrosione così rapida che quando aveva finito di verniciarla tutta era già tempo di ricominciare dall’inizio.
E poi le passeggiate col comandante, le sue confidenze,la superstizione dei marinai, il rito al Dio Nettuno al passaggio dell’equatore…
Penso sia così che si debba viaggiare, e se ci si trasferisce all’estero che importanza può avere arrivare due settimane prima o dopo? E poi non è vero che chi vale vola, chi vola vale, chi non vola è un vile.

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